L’attuale riflessione vuole trasmettere l’importanza, anche nel mondo azionario, della componente dividendo, rispetto all’andamento dei prezzi di un titolo. Alcuni investitori sono interessati quasi esclusivamente al saliscendi dei prezzi, e non si curano più di tanto della voce dividendo distribuito agli azionisti. Questo è vero soprattutto se l’approccio è di trading. Al contrario, coloro che guardano al mercato azionario con un orizzonte temporale più dilatato, sanno bene quanto sia importante valutare il dividend yield dei titoli, e la sua sostenibilità. Non è un caso che negli ultimi anni si è sviluppato, con successo in termini di raccolta, la categoria di Etf e fondi di tipo Income o Dividend, finalizzata alla costruzione di panieri diversificati di azioni ad alto dividendo.
Il grafico riportato riassume bene l’importanza, specialmente in alcuni settori azionari, della componente dividendo, in merito alla performance complessiva di un titolo su un orizzonte temporale non di trading. Come si può vedere, si è preso in esame l’andamento di prezzo negli ultimi 15 anni del titolo Eni (uno dei più gettonati dagli investitori italiani), raffrontato al reale guadagno tenendo conto anche dei dividendi distribuiti. La linea bianca rappresenta la dinamica dei prezzi di Borsa, dove il titolo in 15 anni si è apprezzato solamente del 15% circa, passando da 13,97 euro a 16 euro circa di fine agosto 2018. Attenzione però che nel frattempo il titolo ha elargito agli azionisti dividendi ogni 6 mesi, di un importo consistente tanto che il guadagno totale passa dal 15% al 125% (persino 170% supponendo di avere reinvestito i dividendi acquistando nuove azioni Eni), dinamica considerata dalla linea arancione che include i dividendi.
Se quindi la performance annua del titolo Eni è stata pari allo 0,90% lordo tenendo conto solo dell’andamento dei prezzi, sale al 5,5% annuo considerando i dividendi distribuiti (6,8% annuo nell’ipotesi di reinvestimento nel titolo). Queste considerazioni valgono in particolare per i titoli appartenenti ai settori considerati alternative ai bond, come l’energetico, le utilities, i telefonici, caratterizzati da una ciclicità non elevata rispetto al ciclo economico e da una maggior stabilità negli utili, che permette la generazione di importanti dividendi per gli azionisti. Altri settori, ad esempio il tecnologico, sono caratterizzati da dividendi bassissimi o nulli, e tutto il rendimento per l’azionista deriva solo dall’effettivo apprezzamento dei prezzi delle azioni.
Il seguente grafico evidenzia invece il rendimento complessivo di lungo termine degli indici Eurostoxx50 (mercato europeo classico) e Eurostoxx Select Dividend 30, che racchiude un portafoglio di 30 azioni con il più alto dividendo nel momento in cui l’indice viene ribilanciato.
E’ evidente quanto sia significativo il contributo delle azioni ad alto dividendo (linea bianca), anche per ottenere performance più elevata rispetti ai classici indici di riferimento. Se in circa 20 anni la differenza tra l’Eurostoxx50 solo prezzi e lo stesso indice comprensivo dei dividendi (quest’ultimo evidenziato dalla linea arancione) è prossima al 90%, il vantaggio per l’indice basato sulle 30 azioni ad alto dividendo (linea bianca) è evidente. In questo modo, l’Eurostoxx50 ha mediamente reso il 3,1% annuo, mentre l’indice Dividend il 6,8% annuo, più del doppio.