Nel 2019 caleranno gli assegni pensionistici per chi lascerà il lavoro: l’aggiornamento dei coefficienti, infatti, abbasserà di circa l’1% l’importo. Lo stabilisce il decreto del ministero del lavoro, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che fissa i coefficienti di trasformazione del montante contributivo validi dal 2019 al 2021 (i coefficienti che applicati al totale dei contributi versati durante la vita lavorativa, determinano l’importo annuo di pensione cui ha diritto il lavoratore).
Il coefficiente è ciò che trasforma il montante previdenziale che il lavoratore ha accumulato in pensione e più una persona smette di lavorare ad un’età maggiore, più è conveniente. L’anno prossimo ad esempio una persona di 60 anni avrà un coefficiente del 4,532%, mentre a 67 anni si arriva al 5,604%. Su un montante di 100mila euro quindi a 60 anni produrrà una quota di pensione contributiva pari a 348 euro lordi mensili, mentre a 67 anni 431 euro mensili.
Il meccanismo riguarda solamente la parte contributiva della pensione: per chi aveva 18 anni di contributi versati alla fine del 1995, la quota contributiva riguarda gli anni lavorati dal 2012, mentre per gli altri si applica agli anni di contributi dal 1996 in poi.
I coefficienti vengono aggiornati per affrontare l’incremento dei requisiti anagrafici per andare in pensione: in altre parole, sono una conseguenza dell’aumento della speranza di vita. Nel 2019 la pensione di vecchiaia ad esempio si raggiungerà a 67 anni, con coefficiente 5,604% mentre oggi si raggiunge a 66 anni e 7 mesi, con coefficiente 5,169%. Si lavorerà cinque mesi in più e il montante contributivo sarà più elevato, ma al contempo si prenderà il primo assegno previdenziale più tardi e con un coefficiente più basso.
Se si ipotizza che età e contributi accumulati non cambino, nel 2019 a 67 anni si maturerà una pensione più bassa rispetto a quest’anno, perché il coefficiente passerà dal 5,700% attuale al 5,604%. Di conseguenza a parità di montante contributivo, si abbasserà l’assegno mensile lordo.
Il progressivo aumento dell’aspettativa di vita ha portato anche un’altra novità e cioè l’introduzione del coefficiente relativo ai 71 anni d’età. Il periodo di pensionamento considerato ora va infatti da 57 a 70 anni, ma il prospetto valido dal prossimo anno porterà a considerare dai 57 ai 71 anni. I dati allegati in Gazzetta Ufficiale partono dall’età di 57 anni con un coefficiente di 4,200%, continua poi un anno alla volta per finire a 71 anni con un coefficiente di 6,513%.
Come ricorda ‘Italia Oggi’, da quando nel 2009 è stata introdotta la revisione dei coefficienti non ci sono mai state variazioni positive. Quella corrente è la numero quattro. Il quotidiano specializzato riporta anche un esempio: un lavoratore con 100 mila euro di contributi versati e 65 anni d’età, ha visto calare in questi anni la propria pensione di circa 900 euro. Il prossimo anno sarà di 5.245 euro, nel 2009 è stata di 6.136 euro. Il quotidiano calcola che se nel triennio 2013/2015, a parità di ogni altra condizione, gli assegni sono stati alleggeriti in media di circa il 3% rispetto al triennio precedente, 2010/2012, con il terzo taglio c’è stata una riduzione ulteriore di circa il 2%, sempre in media, portando a circa l’11% la riduzione, in media, di tutto il periodo che va dal 2009 al 2018.