L’analisi di scenario consente, come la composizione dei pezzi di un puzzle, di far emergere un’immagine che altrimenti rimarebbe celata. I tre pilastri dell’analisi di scenario sono: la Macroeconomia, la Geopolitica, la Tecnologia. L’immagine di scenario che emerge consente di assumere delle decisioni di natura strategica con maggiore consapevolezza e visione.
MACROECONOMIA:
Nel mese di settembre Pechino ha riconquistato la scena macroeconomica globale, varando un maxi piano di stimolo monetario – il più rilevante post pandemia – e promettendo che ad esso seguirà l’utilizzo di un bazooka fiscale. Tutto ciò nasce dall’ammissione di una debolezza: la Cina nel 2024 difficilmente riuscirà a centrare il target di crescita economia del 5%. Procedendo con ordine, il 25 settembre la People’s Bank of China ha annunciato il taglio di 50 basis points del tasso sui mutui ipotecari relativi alle prime e seconde case (che ammontano a circa i 5,3 trilioni $), la riduzione di 20 basis points del tasso interbancario e l’abbassamento al 7% del tasso di riserva obbligatoria. E’ stato inoltre varato un “fondo per la stabilizzazione del mercato azionario” a favore di banche ed assicurazioni che, in cambio di titoli (utilizzati come collaterale a garanzia), potranno ottenere liquidità finalizzata all’acquisto di azioni. Non solo: dalla riunione mensile del Politburo del Partito comunista cinese del 26 settembre – presieduta dal presidente Xi Jinping – è emersa la volontà di far seguire una manovra di stimolo fiscale. Si tratterebbe, secondo le indiscrezioni, di un’iniezione di 1000 miliardi yuan (oltre 140 miliardi $), ma qualcuno ipotizza fino al doppio – per finanziare i principali players del credito statale, zavorrati dalle pesanti perdite nel mercato immobiliare. Pechino dovrebbe reperire le risorse attraverso il collocamento nel mercato finanziario di bond sovrani, con la finalità di effettuare anche alcuni interventi mirati di stimolo dei consumi privati. A seguito delle notizie, gli indici di Borsa cinesi (CSI 300, Shanghai composite e Hang Seng) hanno messo a segno un vero e proprio rally con rialzi a doppia cifra percentuale, in grado di azzerare la performance negativa fin qui conseguita da inizio anno. Si tratta di un classico dead cat rebound oppure di un effettivo turning point per economia reale e mercati finanziari cinesi? Le risposte potrebbero non coincidere, almeno da un punto di vista tattico. Se, infatti i mercati finanziari del Dragone, dopo anni di performance negative, potrebbero dare finalmente qualche soddisfazione agli investitori nel 2024, non è detto che Pechino riesca a risolvere i suoi problemi strutturali. Anche se le misure varate paiono andare a toccare i tasti dolenti dell’economia (sboom della bolla immobiliare e debolezza dei consumi interni), non è detto che riescano ad ottenere il risultato sperato, perché l’elemento centrale che deve essere riattivato è la fiducia. Il tutto mentre anche a Pechino l’elefante nella stanza è il debito, il cui livello complessivo ha recentemente superato il 310% del PIL.
GEOPOLITICA:
Di recente Hillary Clinton ha messo in guardia la compagna di partito, nonché candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti, Kamala Harris sulla possibilità di un’imminente sorpresa negativa. Il mese di ottobre, che precede le elezioni di novembre in America, ha infatti spesso riservato colpi di scena critici sia per i candidati che per i presidenti in carica: Jimmy Carter e il fallimento della liberazione degli ostaggi dall’ambasciata in Iran nel 1980 e la riapertura delle indagini sulla tenuta della corrispondenza digitale di Hillary Clinton durante il suo mandato di Segretario di Stato sono alcuni degli illustri esempi, verificatosi nell’ottobre degli anni elettorali, che supportano questa teoria della “sorpresa d’ottobre”. Quest’anno, purtroppo, non servono nemmeno le cospirazioni per immaginare che qualcosa nel mondo possa andare storto alterando così la corsa di uno dei due candidati presidenti. L’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, seppur rallentata e strategicamente persa (la Russia non ha spostato un numero significativo di soldati dal ben più importante fronte del Donbass per soccorrere l’oblast invaso), ha reso sempre più difficile trovare una soluzione diplomatica al conflitto. In Medio Oriente, Iran e Israele si stanno probabilmente avvicinando alla possibilità di uno scontro aperto: dopo la decapitazione della leadership di Hamas nella Striscia di Gaza e di Hezbollah nel Libano, entrambi alleati della Repubblica Islamica, Teheran non potrà che rispondere a Gerusalemme per non perdere credibilità. Conflitti che, come mostrano l’episodio di Kursk e l’apertura del nuovo fronte di guerra tra Israele e Libano, rischiano di autoalimentarsi, diventando dei focolai allargati e divenendo sempre più difficili da estinguere. Nel frattempo, il vero nemico bipartisan per gli americani, cioè la Cina inizierà ad attuare nuovi controlli sull’estrazione, l’uso e il commercio di terre rare, ponendone la produzione sotto il controllo dello Stato cinese e rendendone più difficoltoso l’accesso per i Paesi occidentali dipendenti da Pechino. La guerra, insomma, si fa su tanti campi di battaglia diversi, come dimostra anche il recente passaggio di due assetti militari della Deutsche Marine lungo le acque contese che separano Taiwan dalla Repubblica popolare. Una nave tedesca mancava da ventidue anni da quelle acque, un’assenza frutto anche di una volontà di non alterare i cruciali rapporti economici con Pechino. L’eventuale “sorpresa di ottobre” potrebbe quindi essere nascosta ovunque. Più importante e strategico spostare però l’attenzione dal singolo avvenimento tattico per concentrarsi sui rischi e le relative opportunità del nuovo quadro geopolitico che si sta inevitabilmente venendo a formare.
TECNOLOGIA:
Le preoccupazioni per la sicurezza informatica e i sistemi di difesa stanno aumentando tra i paesi. Le recenti esplosioni in Libano, che hanno ucciso trentadue persone e ne hanno ferite migliaia, sono state un attacco sofisticato che ha preso di mira dispositivi di comunicazione come cercapersone e walkie-talkie utilizzati da Hezbollah. Il fumo è stato visto uscire dalle tasche delle persone prima che gli ordigni esplodessero. Secondo quanto riferito, questi cercapersone hanno ricevuto messaggi che sembravano provenire dalla leadership di Hezbollah, che potrebbero aver innescato le esplosioni. Il giorno successivo, i walkie-talkie sono esplosi durante un funerale per le vittime dell’attacco del giorno precedente. I dispositivi sono stati identificati come un vecchio modello Icom, azienda giapponese, che è fuori produzione da oltre un decennio. I rapporti suggeriscono che alcuni di questi dispositivi potrebbero essere stati contraffatti. Gli esperti ipotizzano che Israele, noto per l’uso della tecnologia per rintracciare e sabotare i suoi nemici, potrebbe essere responsabile di questa serie di attacchi senza precedenti. Sembra che i servizi segreti di Tel Aviv si siano infiltrati profondamente nella rete di comunicazione di Hezbollah, facendo leva sulla loro dipendenza da dispositivi obsoleti e a bassa tecnologia come i cercapersone, utilizzati proprio per evitare il monitoraggio da parte dell’intelligence israeliana. Si tratta di un’escalation che avverte i Paesi di spostare la loro attenzione sul rafforzamento delle misure di sicurezza informatica poiché gli attacchi possono interrompere le comunicazioni militari, interferire con la logistica e prendere di mira le infrastrutture critiche, oltre che direttamente le persone. I governi devono dare priorità alla resilienza informatica, all’intelligence in tempo reale e alla cooperazione internazionale per difendere le infrastrutture critiche. La creazione di un’agenzia nazionale dedicata alla cybersicurezza può centralizzare gli sforzi per definire e guidare l’agenda della sicurezza informatica, come il Cybersecurity Act dell’UE e il Cyber Solidarity Act che si concentrano sul rafforzamento della sicurezza nazionale. Si prevede che gli investimenti nelle tecnologie di frontiera, in particolare in aree come l‘IA generativa, guideranno una crescita sostanziale nell’adozione da parte delle imprese. Sfruttare questi progressi migliorerà le loro capacità di sicurezza informatica, concentrandosi sui sistemi di rilevamento e risposta alle minacce basati sull’intelligenza artificiale. Le infrastrutture, come l’energia e la sanità, stanno diventando target da colpire. Il Digital Defense Report 2023 di Microsoft rivela che oltre 120 Paesi hanno subito attacchi informatici, con Ucraina, Israele, Corea del Sud e Taiwan che sono stati i più presi di mira. Il rapporto descrive in dettaglio le attività di Cina, Russia, Iran e Corea del Nord, sottolineando le crescenti minacce informatiche alle infrastrutture critiche e allo spionaggio. La convenzione delle Nazioni Unite rappresenta un’opportunità fondamentale per rafforzare la cooperazione internazionale contro la criminalità informatica, affrontando al contempo l’urgente necessità di misure di sicurezza che non compromettano le libertà individuali. La sicurezza informatica richiede collaborazione internazionale, intelligence in tempo reale e adozione di tecnologie avanzate.
SINTESI DI SCENARIO:
Cresce l’attesa per l’esito del voto americano ed il mondo vive un’accelerazione dell’escalation delle tensioni internazionali, in grado di impattare sul sistema economico e finanziario in modo strutturale. Mentre i due grandi players globali – Washington e Pechino – si contendono la supremazia strategica nel settore tecnologico, ciascuno di essi deve gestire le proprie criticità interne. L’attenzione delle banche centrali si sta spostando dall’inflazione alla crescita, e ciò comporta una politica monetaria espansiva nelle principali Aree mondiali (USA, Cina ed Eurozona). Tutto ciò non potrà che determinare un aumento della volatilità nei mercati finanziari, tenendo presente che le attuali valutazioni equity non incorporano né una fase recessiva americana, né uno shock sull’offerta delle materie prime.
03/10/2024