Analisi di scenario

L’analisi di scenario consente, come la composizione dei pezzi di un puzzle, di far emergere un’immagine che altrimenti rimarebbe celata. I tre pilastri dell’analisi di scenario sono: la Macroeconomia, la Geopolitica, la Tecnologia. L’immagine di scenario che emerge consente di assumere delle decisioni di natura strategica con maggiore consapevolezza e visione.

MACROECONOMIA:

Il rapporto annuale del Fondo Monetario Internazionale ha confermato le stime di crescita economica globale al +3.2% di PIL, sia per l’anno in corso che per il 2025. L’analisi dei dati dei singoli Paesi evidenzia però alcune note di rilievo: la resilienza della crescita economica USA (vista al +2.8% nel 2024 e al +2.2% l’anno prossimo); la prosecuzione del rallentamento cinese (che con il +4.8% nell’anno fallisce l’obbiettivo di crescita al 5%) e la sorprendente forza dell’economia russa (+3.6% nel 2024). A fronte di ciò, l’Eurozona è in stagnazione (+0.8% nel 2024) a causa del dato tedesco (salvata dalla recessione, con crescita nulla per il FMI), dove spicca la forza della crescita spagnola (+2.9% nel 2024). Al di là dei dati, scaturiscono due elementi degni di nota. Il primo proviene dal Global financial stability report che mette l’accento sul crescente gap tra la crescita delle valutazione degli asset finanziari, da un lato, e l’incremento delle tensioni commerciali e dei rischi geopolitici, dall’altro. “Una discrepanza che aumenta la possibilità di uno shock di mercato profondo, simile alle fluttuazioni che si sono viste in agosto, quando un rialzo dei tassi della Bank of Japan ha innescato una forte riduzione del carry trade sullo yen e ha fatto crollare la Borsa di Tokyo del 12% in un giorno”, ammonisce il paper. Il secondo rileva un elemento che riguarda l’Eurozona: le criticità maggiori riguardano Francia e Germania, cioè il core Europe, mentre le sorprese positive arrivano dalla periferia. La Spagna si consacra regina della crescita in Europa, l’Italia ha appena ricevuto il rialzo dell’outlook (da stabile a positivo) da due agenzie di rating (Fitch e DBRS) il Portogallo ha ridotto il debito pubblico al di sotto del valore del PIL (con un calo di 35 punti in quattro anni) e la Grecia conferma un quadro di ripresa, dopo i terribili Anni Dieci. E’ la riscossa dei PIGS, l’offensivo acronimo con cui venivano apostrofati i quattro Paesi mediterranei, mentre la crisi ora tocca il duo Parigi-Berlino. All’economia stagnante tedesca si sono aggiunti infatti i problemi francesi: instabilità politica, bassa crescita economica, deficit pubblico elevato e crescenti difficoltà nei rapporti con le ex-colonie. Un mix micidiale che rischia di far emergere le significative debolezze di Parigi, di cui i mercati finanziari stanno già prendendo atto: lo Spread dell’OAT (a dieci anni) ha superato quello di Spagna e Portogallo ed è addirittura maggiore di quello greco, sulla scadenza quinquennale.

GEOPOLITICA:

Le elezioni americane sono entrate nel vivo. I mercati finanziari hanno tutti gli occhi puntati sull’esito della tornata elettorale, scommettendo su quali saranno le politiche più probabili che il futuro Presidente degli Stati Uniti porterà avanti nel prossimo mandato. Una potenziale amministrazione Harris viene vista dagli operatori come la rappresentazione dello status quo, mentre un’amministrazione Trump potrebbe aumentare la deregolamentazione in alcuni settori come quello bancario. Secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission, nelle ultime settimane gli hedge fund hanno aumentato le puntate ribassiste sullo yuan cinese e sul peso messicano, scommettendo che una presidenza Trump potrebbe intaccare la domanda di valute dei maggiori partner commerciali degli Stati Uniti per via dell’aumento dei dazi sulle importazioni. In realtà, indipendentemente dal colore della futura amministrazione, ci saranno effetti diretti o indiretti sulla catena del commercio globale. Gli Stati Uniti continueranno a innalzare barriere verso l’esterno, concentrando il proprio potenziale militare e sanzionatorio verso il nemico numero uno: Pechino. In questa scia si potrebbe leggere la recente fuga di notizie altamente riservate dell’intelligence americana sui piani di rappresaglia di Israele contro l’Iran, dopo l’attacco di quest’ultimo dello scorso 1° ottobre verso lo Stato Ebraico. Nello stesso contesto si inserisce anche l’ultima affermazione del Wall Street Journal secondo cui il magnate Elon Musk, supporter della campagna elettorale di Donald Trump, ha avuto colloqui con il Presidente russo Vladimir Putin durante tutto il periodo della guerra in Ucraina. Entrambi gli episodi potrebbero indicare la volontà americana di sbrigliarsi dai due conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, avvicinandosi ad un negoziato in un caso ed evitando un’escalation nell’altro, per spostare progressivamente il focus strategico verso il quadrante Indo Pacifico. La svolta geopolitica americana da “poliziotto buono/cattivo del mondo” a “leader contro l’alba della potenza cinese” è entrata quindi nel vivo e le conseguenze, soprattutto per l’Europa, in mezzo in questo scontro, saranno inevitabili. La debolezza di Francia e Germania sul piano politico ed economico interno lasciano intuire che le scelte dei due giganti, americano e asiatico, almeno in questa fase verranno più subite che gestite attivamente.

TECNOLOGIA:

Lo sviluppo dell’A.I. (Artificial Intelligence) è sostenibile?  Il panorama globale dell’IA è dinamico, con gli Stati Uniti e la Cina leader nella ricerca e nei finanziamenti privati, che attirano miliardi di investitori e coltivano ricercatori di alto livello. Il rapporto 2023 dell’università di Stanford indica che gli investimenti privati globali nell’A.I. hanno raggiunto i 91,9 miliardi di dollari nel 2022; Goldman Sachs prevede 158,4 miliardi di dollari entro il 2025. Gli Stati Uniti sono in testa, con il 60% dei migliori ricercatori e 249 miliardi di dollari in fondi privati, sostenuti da giganti come OpenAI e Google. La Cina segue da vicino, con Tencent, Huawei e Baidu che avanzano modelli di intelligenza artificiale e investimenti previsti per 38,1 miliardi di dollari entro il 2027. Il Regno Unito, Israele e il Canada completano la top five, mentre Francia, India, Giappone, Germania e Singapore dimostrano una crescita sostanziale, alimentando gli ecosistemi tecnologici regionali. I data center, essenziali per il cloud computing, sono in rapida espansione e si prevede che la domanda crescerà a due cifre all’anno. Attualmente, l’intelligenza artificiale consuma l’1-2% dell’elettricità degli Stati Uniti, una cifra che potrebbe triplicare entro il 2030. Si prevede che al picco, la domanda degli Stati Uniti aumenterà di 17 gigawatt entro il 2028, aggiungendo pressione alla rete, dove al momento si attesta a 742 gigawatt. Soddisfare questa domanda in modo sostenibile richiederà innovazioni nell’approvvigionamento energetico e nell’infrastruttura di rete, come l’elaborazione batch able, che consente ai data center di utilizzare in modo flessibile l’energia rinnovabile. La manutenzione dell’A.I. non solo richiede una grande quantità di energia, ma consuma anche le scarse risorse idriche. I data center di Google, ad esempio, hanno utilizzato quasi 5 miliardi di galloni di acqua dolce nel 2022, con un aumento del 20% rispetto al 2021, mentre quelli usati da Microsoft sono aumentati del 34%. Questo mette a dura prova le forniture locali, scatenando proteste in aree come l’Oregon e il Cile. Gli sforzi per mitigare gli impatti includono l’A.I. Act dell’UE e gli standard ISO di “A.I. sostenibile”, che spingono per la trasparenza nell’utilizzo di energia e acqua. Ulteriori speculazioni suggeriscono che l’ottimizzazione della tecnologia di raffreddamento, il posizionamento dei data center in climi più freddi e lo sfruttamento delle energie rinnovabili potrebbero alleviare alcuni oneri ambientali di questo campo in rapida evoluzione.

SINTESI DI SCENARIO:

Lo scenario globale è caratterizzato da un’economia in crescita moderata, ma fortemente asimmetrica tra le principali aree. Mentre gli Stati Uniti consolidano la propria resilienza economica, ll’Eurozona, e in particolare Francia e Germania, mostra segni di stagnazione, lasciando spazio a sorprese positive dalla periferia europea, come Spagna e Russia. Contestualmente, l’incertezza geopolitica si intensifica: gli Stati Uniti, proiettati verso il quadrante indo-pacifico, consolidano una strategia di contenimento della Cina e riducono l’impegno diretto in Europa e Medio Oriente, costringendo un’Europa politicamente frammentata a subire il processo. In parallelo, l’avanzamento dell’intelligenza artificiale e della tecnologia dei data center, trainato da USA e Cina, solleva preoccupazioni di sostenibilità energetica e idrica, spingendo verso innovazioni e normative come l’AI Act europeo. Tale accelerazione tecnologica, associata alla pressione ambientale, rappresenta un terreno competitivo cruciale tra Washington e Pechino. Sullo sfondo rimangono alcuni avvertimenti importanti: il Fondo Monetario Internazionale che mette in guardia sull’attuale divergenza tra valutazioni elevate degli asset finanziari e crescenti tensioni commerciali e geopolitiche, fattore che aumenta la probabilità di shock economici imprevisti; l’aumento della tensione internazionale reso evidente con il Summit BRICS di Kazan che porta nella direzione di una maggiore frammentazione dei mercati e delle intese inter-statali. Infine, la portata energetica e competitiva dell’intelligenza artificiale, che rimane uno dei focus principali per mercati e operatori finanziari, i quali non sembrano per ora curarsi troppo dei potenziali rischi insiti in questo processo trasformativo.

31/10/2024

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