Armi e investimenti

24.03.2025

Negli ultimi mesi, l’Unione Europea ha compiuto passi decisivi verso un rafforzamento della propria capacità di difesa, spinta da una crescente instabilità geopolitica e dalla necessità di garantire maggiore autonomia strategica. Il punto di svolta è arrivato a marzo 2025, quando i leader dei 27 Stati membri hanno raggiunto un accordo storico per l’acquisto urgente di armamenti, tra cui missili, artiglieria, droni e sistemi avanzati di difesa, con l’obiettivo di colmare le lacune evidenziate dal conflitto in Ucraina e dalla minaccia (secondo alcuni punti di vista, crescente) di un possibile attacco russo a un Paese NATO nel futuro.

Di riflesso, la Commissione Europea ha presentato il piano “ReArm Europe”, una strategia ambiziosa per mobilitare fino a 800 miliardi di euro in nuovi investimenti destinati al settore della difesa. Il piano prevede una maggiore flessibilità fiscale per gli Stati membri, che potranno utilizzare fondi di coesione e beneficiare di margini più ampi sul tetto del 3% del deficit per finanziare spese militari. Tra le misure chiave, figura la creazione di un fondo da 150 miliardi di euro sotto forma di prestiti per sostenere la produzione e l’acquisto congiunto di equipaggiamenti militari, promuovendo la cooperazione industriale e l’integrazione delle capacità difensive tra i Paesi europei.

A completamento di questa cornice, Bruxelles ha annunciato l’intenzione di varare entro giugno un regolamento “omnibus” per la difesa, volto a semplificare e armonizzare le normative in materia di appalti, certificazioni e produzione nel settore militare. L’obiettivo è superare la frammentazione attuale e rafforzare il mercato unico della difesa, accelerando i tempi di approvvigionamento e aumentando l’efficienza delle industrie europee del comparto. Con queste iniziative, l’Unione Europea punta a costruire una difesa più integrata e autonoma, in grado di rispondere alle sfide attuali e future, mantenendo al contempo una piena complementarità con la NATO.

Tali decisioni si sono subito riflesse in un ulteriore accelerazione delle aziende coinvolte nella filiera delle armi. Mediamente, i titoli mondiali riconducibili alla difesa sono saliti del 24% da inizio 2025 al 24 marzo, mentre l’Msci World è in leggero territorio negativo. E, come diretta conseguenza delle scelte sopra indicate, anche l’offerta di strumenti finanziari che permettono di cogliere tale trend sta via via salendo. Ecco una panoramica degli Etf che puntano al tema della Difesa:

WisdomTree Europe Defence UCITS ETF EUR Unhedged (IE0002Y8CX98): replica l’indice WisdomTree Europe Defence, che restituisce la performance delle società europee impegnate nel settore militare o della difesa.

VanEck Defense (IE000YYE6WK5): replica l’indice MarketVector Global Defense Industry, che mira alle aziende internazionali operanti nell’industria militare o della difesa.

HANetf Future of Defence (IE000OJ5TQP4): replica l’indice EQM NATO+ Future of Defence, che mira alle aziende internazionali operanti nell’industria militare o della difesa.

iShares Global Aerospace & Defence (IE000U9ODG19): replica l’indice S&P Developed BMI Select Aerospace & Defense 35/20 Capped, che restituisce la performance di aziende internazionali operanti nell’industria aerospaziale e della difesa.

Global X Defence Tech (IE000JCW3DZ3): replica l’indice Mirae Asset Defence Tech., che restituisce la performance delle società di tutto il mondo che operano nel campo della tecnologia militare e della difesa.

Invesco Defence Innovation (IE000BRM9046): replica l’indice S&P Kensho Global Future Defense,  che replica la performance di aziende internazionali operanti nell’industria militare o della difesa.

Come tutte le asset class, prima di immaginare l’inserimento in portafoglio va valutata attentamente la componente di rischio e la correlazione con le altre asset class in portafoglio, in questo caso anche valutata la propria sensibilità in ottica ESG.

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