Assicurazione, quanto mi costi!

Il mondo dei prodotti assicurativi di tipo VITA è in buona forma, ma non è tutto ora ciò che luccica. Se nell’intero 2018 sono stati conferiti nuovi premi per i prodotti VITA di oltre 82 miliardi di euro, con un incremento del 3,5% rispetto all’anno precedente, il problema sono i rendimenti generati da tali polizze. Gravati da costi mostruosi che ne azzoppano le capacità di performance.

Chiaro che rispetto ai cugini (lontani) rappresentati da Fondi e Sicav si sta parlando di un prodotto differente, in quanto le polizze assicurative inglobano rischi che devono essere coperti dalle compagnie di assicurazione, che si tramutano in costi per contraenti e beneficiari più elevati di altri prodotti puramente finanziari. Il problema è che i costi delle polizze – anche di tipo unit linked o miste, ovvero con contenuto prevalente di natura finanziaria- in alcuni casi sono talmente elevati che conducono all’impossibilità di ottenere rendimenti positivi, anche nel medio termine.

I prodotti VITA possono essere segmentati in differenti rami. Ad esempio nel ramo I confluiscono le polizze con contenuto prevalente di tipo assicurativo, e in questo caso il sottostante finanziario è rappresentato da un fondo interno alla compagnia stessa, chiamato Gestione Separata. Fondo che ha la caratteristica di generare rendimenti stabili e senza volatilità (per via della tecnica di contabilizzazione a costo storico degli asset detenuti), anche se contenuti in quanto il grosso del portafoglio è investito in titoli di Stato. Ma attenzione che al netto dei vari costi e caricamenti applicati ai premi investiti, si avrà un guadagno irrisorio, in alcuni casi appena superiore allo zero.

Nel ramo III vengono invece convogliate le polizze con contenuto prevalente di tipo finanziario, legate a fondi di fondi (Unit linked). I rischi aumentano se si scelgono le linee più aggressive, con percentuali di azioni elevate, e i rendimenti attesi possono salire in modo non marginale. Ma non si adotta il criterio del costo storico, e i prodotti oscillano nervosamente in funzione delle dinamiche di mercato. Attenzione che i questo caso i costi però lievitano, e possono risultare mostruosi se si decidesse di uscire in anticipo rispetto alla naturale scadenza del contratto. In caso di uscita anticipata al primo anno dalla sottoscrizione, c’è il concreto rischio di dover rinunciare fino al 10% del capitale investito. Mentre in caso di mantenimento, anche dopo diversi anni il costo medio annuo può mantenersi attorno al 3%.

In questo scenario, i rendimenti possono arrivare solo in caso di acquisto di prodotti ad elevata presenza di sottostanti volatili (principalmente azioni), in grado di spesare i costi che appesantiscono in modo enorme il rendimento pagato dalla polizza. Coloro che invece scelgono le linee più scariche di rischio, devono mettere in conto che dopo diversi anni avranno a malapena il capitale investito. Considerazioni analoghe per i prodotti cosiddetti multi-ramo, ovvero splittati per una parte di portafoglio su una Gestione Separata e per l’altra parte su panieri di fondi.

La trasparenza è inoltre un elemento non a favore, oltre alla necessità di guardare al lungo periodo. Difficile riuscire a reperire le performance dei prodotti assicurativi, a differenza dei Nav dei Fondi. E’ importante di riflesso che l’investitore tenga presente che i prodotti assicurativi hanno costi molto elevati rispetto ad altri strumenti finanziari, ed è necessario valutare con attenzione le caratteristiche della copertura assicurativa; mentre dal sottostante finanziario non ci si deve attendere un gran che.

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