Tra le numerose asset class di investimento a disposizione si sente ultimamente parlare delle materie prime. In quanto in un periodo di inflazione le materie prime tendono chiaramente a salire di prezzo, e un loro acquisto potrebbe offrire un implicito hedging dal carovita o una opportunità di investimento. Si tratta di una forma di impiego del capitale molto particolare, in quanto spesso la materia prima, a differenza di azioni e obbligazioni, non è spesso direttamente detenibile attraverso strumenti finanziari che ne replicano correttamente la performance. Se infatti acquistando, ad esempio, le azioni Eni si può osservare che ad un progresso del 15% in un anno del titolo azionario in effetti il guadagno sul proprio conto titoli corrisponderà proprio a quel valore. Ma se sui mezzi di informazione finanziari si evidenzia, a titolo ipotetico, che il prezzo del petrolio è passato da 50 dollari a 60 dollari (+20%) in un anno, il parallelo guadagno di chi avesse acquistato un prodotto finanziario legato al petrolio sarebbe molto differente, quasi sempre sensibilmente inferiore al guadagno atteso.
Non c’è quindi una corrispondenza tra dove va il prezzo spot (corrente) della materia prima rispetto al rendimento espresso dai prodotti finanziari ad essa legati. Salvo il caso di alcuni metalli, principalmente preziosi. La problematica da cui si innesca il limite sopra indicato è che le materie prime quasi sempre non sono stoccabili, se non a costi molto elevati. E quindi un Etc sul petrolio è costretto ad avere come sottostante non il petrolio stesso (ovvero centinaia di autocisterne piene di petrolio), ma i future su tale materia prima. E i future sulle commodities ogni mese scadono, e vanno rinegoziati (si vende quello in scadenza acquistando quello con scadenza più lontana) per mantenere l’Etc attivo. Questa operazione ha un costo, che può valere diversi punti percentuali ogni anno, chiaramente a carico dell’acquirente dell’Etc.
Da una attenta analisi di Ubs Am, aggregando le diverse curve dei future delle singole materie prime si è messo in evidenza che in passato quasi sempre il mercato risulta mediamente in contango – prezzo del future in scadenza più basso rispetto a quello con data più lontana, da acquistare- (85% dei casi con durata media di 132 giorni) e raramente in backwardation – prezzo future in scadenza più alto di quello da acquistare- (15% con durata media di 23 giorni). E durante i periodi di contango il costo del rolling mensile si è attestato mediamente allo 0,8%, il che significa un valore prossimo al 10% annuo: che è il costo medio per detenere in portafoglio prodotti finanziari con sottostanti legati alle materie prime tramite future. E così se si osserva la dinamica del petrolio negli ultimi anni, da ottobre 2018 ad oggi la materia prima spot è passata da 74,6 a 80,9 dollari, evidenziando un rialzo teorico del 8%. Ma nello stesso arco temporale un Etc sul petrolio si è deprezzato del 33%.
Ma questa problematica non interessa gli Etc che hanno come sottostante i metalli preziosi come oro, argento, platino e palladio. In quanto il gestore dell’Etc acquista e detiene in cassette di sicurezza una quantità di materia prima (lingotti d’oro, di argento, etc) che corrisponde al controvalore di portafoglio dell’Etc. Un altro fattore di distorsione, che interessa anche quest’ultima tipologia di Etc, ha a che fare con la valuta, in quanto tutte le materie prime sono quotate in dollari Usa e quindi l’acquirente degli Etc legati alle commodities è esposto alle oscillazioni del dollaro rispetto all’euro. In un periodo di dollaro forte si otterrà una extra performance mentre periodo di dollaro debole l’Etc sotto performerà.
Una buona scelta ampiamente coperta anche in Italia con Etf, anziché puntare su singole materie prime, è acquistare Etf diversificati, che puntano contestualmente su panieri che racchiudono numerose commodities. Principalmente le 4 grandi categorie inerenti le materie prime sono: metalli preziosi, metalli industriali, prodotti energetici, beni agricoli. Le componenti industriali ed energetiche sono comunque piuttosto legate alle oscillazioni dei mercati azionari in quanto si tratta sempre di scelte cicliche; al contrario la decorrelazione arriva principalmente se si acquistano materie prime agricole e metalli preziosi. Un altro modo per prendere posizione sulle materie prime può essere quello di acquistare azioni di società il cui business caratteristico è proprio la materia prima, ad esempio l’estrazione e lavorazione di alcuni metalli industriali. Ma in questo modo il rischio di mercato azionario diventa ancora più elevato e la decorrelazione tende a scendere.