L’acronimo ESG (che identifica le scelte di investimento ad alta sostenibilità sociale ed ambientale) diverrà sempre più presente nei portafogli degli investitori, sia retail che istituzionali. La nuova normativa dell’UE relativa alla sostenibilità, il regolamento SFDR (che sta per Sustainable Finance Disclosure Regulation) impone infatti che sia i gestori patrimoniali europei che i consulenti finanziari classifichino i loro prodotti/portafogli di investimento in base alla sostenibilità, entro marzo 2021 (ma con attuazione effettiva sugli intermediari entro il 1° gennaio 2022). Il Regolamento SFDR è uno degli elementi della UE per finanziare la crescita sostenibile e puntare ad un’Europa più green, obiettivo dichiarato anche dalla Banca Centrale Europea attraverso la preferenza negli acquisti di asset di emittenti attenti alla sostenibilità e in particolare alle basse emissioni di carbonio.
Il piano UE mira a reindirizzare i capitali verso gli investimenti sostenibili, integrando la sostenibilità nella gestione del rischio e promuovendo in parallelo la trasparenza e la visione a lungo termine nell’attività economica e finanziaria. Gli operatori di mercato, come i gestori patrimoniali e i consulenti finanziari, secondo il regolamento SFDR dovranno classificare prodotti e portafogli in una delle tre categorie di seguito indicate:
- verde scuro, applicabile a prodotti che hanno obiettivi sostenibili;
- verde chiaro, esteso ai prodotti finanziari che promuovono aspetti ambientali o sociali come parte integrante della strategia di investimento nel suo complesso;
- grigio, applicabile a prodotti che o ritengono i rischi ESG parte integrante del processo di investimento o vengono esplicitamente dichiarati non sostenibili.
Questa normativa si inquadra in un processo ampi che sta interessando anche le nuove proposte di prodotti finanziari (Etf e fondi), che stanno svoltando sempre più verso una scelta green. Uno degli elementi di punta delle strategie ad alta sostenibilità è legato alla salvaguardia dell’ambiente e se le azioni volte a salvaguardare il clima e l’ambiente in passato erano percepite da molti come un sacrificio, oggi la percezione è completamente diversa. Sul fronte aziendale, le società si prefiggono ambiziosi target di riduzione dell’emissione di Co2 in tutta la loro catena del valore. Si risparmiano miliardi di dollari, generando al contempo un importante valore per gli azionisti. L’elettricità, nel lungo periodo, diventerà la fonte di energia primaria utilizzata per i consumi, ponendo fine all’era del petrolio e del carbone. Nella catena del valore saranno di riflesso da preferire le aziende che puntano sull’efficienza energetica, sulla tecnologia dell’acqua, la gestione dei rifiuti, le tecnologie edilizie efficienti, l’energia pulita, le tecnologie automobilistiche che migliorano la resa dei carburanti e i semiconduttori elettrici. In questo senso gli investimenti nei classici titoli petroliferi dovrebbero perdere peso nei portafogli, a meno che le aziende interessate spostino buona parte del business su energie rinnovabili. Tempi duri per chi comprava le Eni (per il dividendo) quindi, come confermato dalle performance borsistiche.
Come sfondo, l’obiettivo dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite mira ad aumentare in modo sostanziale la disponibilità di energia pulita accessibile entro il 2030. L’energia solare ed eolica sono viste raddoppiare la quota globale dell’energia entro i prossimi cinque anni e per l’Agenzia Internazionale dell’Energia le fonti rinnovabili registreranno la crescita più rapida nella produzione di elettricità, fino a soddisfare quasi il 30% del fabbisogno nel 2023. Un altro tema collegato è l’economia blu, che racchiude le aziende che utilizzano le risorse dell’oceano in modo sostenibile.
I prodotti, sia fondi che Etf, che vengono lanciati negli ultimi mesi interessano molto spesso sottostanti ad alta sostenibilità, e l’investitore non ha più scusanti per non inserire tali elementi in portafoglio. Inoltre durante la crisi di febbraio-marzo tali scelte di portafoglio si sono dimostrate più robuste rispetto ad altre opzioni meno sostenibili, permettendo un incremento del rapporto rendimento-rischio dei portafogli. Ad esempio, l’Etf Bnp Easy Low Carbon 100 evidenzia nell’ultimo anno un vantaggio rispetto all’indice europeo diversificato pari al 2,5%, che sale al 9% se si allunga l’orizzonte a 3 anni.